Loading...

Loading...

Da “Donna Ing” a “Donna Datacenter”, venti anni di Roberta in Avanade

  • Scritto lunedì 28 novembre 2022
  • Tempo stimato di lettura 3 minuti
boat

Roberta Rezzani lavora in Avanade sin dalla sua fondazione, oltre 20 anni di crescita professionale e personale che ci racconta in questa intervista.
Oggi Roberta ricopre il ruolo di responsabile dell’area Data nella Talent Community Infrastructure di Avanade. 

Raccontaci un po’ di te: qual è il tuo percorso di formazione e quando sei arrivata in Avanade?

Mi sono laureata a Genova in Ingegneria Elettronica negli anni ‘90, epoca in cui essere una “Donna Ing.” era una rarità. Questo era l’appellativo che mi fu attribuito dai primi colleghi e responsabili quando, dopo qualche breve esperienza, abbandonai la Liguria, nel lontano 1997, per catapultarmi nella Milano della new economy. Avevo voglia di sfide e di non pesare più sulla mia famiglia, per cui decisi di lavorare in modo indipendente, aprendo la mia Partita IVA. Quante start-up ho visto, quante emozioni in quegli anni in cui tutto era orientato al nuovo e, poi, la  prima vera esperienza che ha accelerato la mia crescita, il passaggio da “Donna Ing” a “Donna Datacenter”, in ambito Microsoft e non solo. La mia avventura in Avanade è iniziata quando, alla fine del 2000, il direttore del personale dell’azienda presso la quale lavoravo, nel confidarmi la chiusura di quella realtà, mi disse “Roberta, è nata un’azienda perfetta per te – si chiama Avanade!”

Cosa è successo da allora?

Sono entrata in Avanade il 2 aprile del 2001 e, da allora, la voglia di crescere e affrontare nuove sfide non è mai sparita. Certamente ci sono stati alti e bassi negli anni a seguire ma, con la mia determinazione (spesso testardaggine), e soprattutto con l’esperienza sul campo in varie aziende-clienti, posso dire di aver trovato l’azienda fatta per me.

Ci sono momenti che, in questa lunga esperienza in Avanade, hanno segnato in particolare il tuo percorso di crescita professionale e personale?

In oltre 20 anni di lavoro in Avanade, le esperienze - sia positive, sia negative ma sempre costruttive - sono state tante e ognuna ha contribuito a rendermi la persona che sono oggi. 

1. Nel 2001, Avanade era ai suoi albori, tutto era nuovo e i progetti erano numerosi. Poi è arrivato l’11 settembre, una data che resterà impressa nella memoria collettiva. Tutto il mondo si è fermato e i viaggi di lavoro internazionali sono stati sospesi. Ho dovuto mettere da parte il mio desiderio di girare il mondo, uno dei motivi per cui avevo scelto Avanade, ma ho resistito perché ci credevo.

2. Ricordo poi il lungo periodo di trasferta (tra il 2006 e 2011) per un’importante iniziativa nella Pubblica Amministrazione, in collaborazione con Accenture. In quegli anni, viaggiavo ogni settimana tra Pont-Saint-Martin in Valle d’Aosta - dove era sito il Datacenter e dove creammo una Server Room da zero - e diverse città italiane (da nord a sud, isole comprese) per raggiungere il cliente e le sedi dei vari team di sviluppo. Quanti viaggi, avventure e conoscenze che porterò nel cuore. Presenza costante nella mia borsa da viaggio era un piumino… anche in piena estate, per gli interventi nei Datacenter. Nei ricordi più cari di quel periodo conserverò il sostegno del mio compagno di una vita (il mio amato Danny) che mi ha supportato in ogni avventura, accompagnata e coccolata; non mancando mai di presentarsi a ogni mio rientro a casa, nei vari aeroporti, con dei fiori...lo ha fatto per tanti anni e questo non lo dimenticherò mai.

3. Fondamentale anche il mio ruolo di Career Manager (inizialmente aveva questo nome, poi trasformatosi in Career Adviser) quando Avanade non era ancora strutturata in Talent Community. Il primo anno in cui ho ricoperto questo ruoloho dedicato energie, tempo e trasferito tutto il mio entusiasmo a 56 risorse che con orgoglio ho visto poi crescere professionalmente e raggiungere obiettivi sempre più importanti.  

4. Arriviamo all’ ultima tappa chiave, e forse la più importante, perché legata al mio primo vero momento di riflessione, in cui stavo considerando altre posizioni fuori da Avanade. Grazie all’incoraggiamento di chi mi è stato accanto, decisi di non mollare e non “abbandonare” questa grande realtà proprio in una fase di cambiamento e innovazione. “Roberta, ci sono ancora tante sfide in Avanade che ti aiuteranno a migliorare e a essere parte attiva di un grande progetto di crescita, per te e per il team di cui fai parte”. Sono state parole determinanti che mi hanno ridato forza e motivazione.

Cosa significa per te innovazione?
La parola Innovazione è per me fortemente correlata con la parola motivazione. È quella giusta dose di adrenalina che ti spinge a non fermarti mai e a non aver paura di affrontare il cambiamento, perché una vita senza sfide è una vita senza senso. Questo vale sempre, nella vita così come sul lavoro. 
Cosa rende sfidante il nostro lavoro? La volontà di mettersi in gioco uscendo dalla propria zona di comfort, senza aver paura di fallire e credendoci fino in fondo.

Cosa consiglieresti a chi intende intraprendere il tuo stesso percorso professionale?
Di credere nei propri sogni e di non mollare mai, perché “Se puoi sognarlo, allora esiste un modo per realizzarlo, ma se non esiste, e CI CREDI veramente, rimboccati le maniche e trovalo!”

 

Avanade Stories Newsletter

Condividi questa pagina
Chiudi
Modal window
Contratto